19 novembre 2009

Euribor e obbligazionario tedesco

Spread2-10 euribor

Questo grafico vuole mettere in relazione lo spread tra il future sull’obbligazionario tedesco a 10 anni (Bund) e il future sull’obbligazionario tedesco a 2 anni (Schatz), confrontandolo poi con l’andamento dell’euribor a 3 mesi.

L’unico elemento che si può cogliere è una certa relazione (non del tutto lineare) tra il ristringimento dello spread e il conseguente aumento dell’euribor.

A tassi in crescita sembra corrispondere un restringimento dello spread obbligazionario e viceversa quando assistiamo ad una diminuzione dei tassi lo spread tende ad aprirsi.

Attualmente l’euribor continua a far registrare in modo ormai abbastanza stazionario minimi storici mentre dai massimi lo spread si vede che ha già subito un certo restringimento. Il proseguimento del restringimento dello spread potrebbe essere l’anticipatore della manovra rialzista sui tassi di interesse.

17 novembre 2009

Wti spot

wti-h1

Attenzione alla quotazione del petrolio perchè in queste ore si trova a ridosso della parte superiore del canale evidenziato nel grafico.

S&P500 Index – Vix

S&P500-VIX

Indice che segna un nuovo massimo portando il rialzo partito da marzo a segnare un incremento percentuale del 67% dal minimo di 666. Son passati 8 mesi di rialzo, praticamente continuato, con una media di poco più dell’8% mensile. Il ribasso partito ad ottobre 2007 è durato circa 17 mesi, quindi siamo a metà del tempo come rialzo. E siamo anche a metà strada in termini di prezzi, visto che l’indice è in prossimità del recupero del 50% del prezzo max-min, passante in area 1.120.

Se tutto può sembrare normale o forse no, visto la situazione economica, inizia a suonare qualche campanello dall’arme; non perchè il mercato debba necessariamente correggere, ma il raggiungimento di certi livelli di prezzo e di tempo, impongono la massima cautela.

L’indice della paura (Vix) staziona sui minimi in area 23 e molto probabilmente qualche preoccupazione potrà darla quando lo vedremo salire sopra i 30 punti.

13 novembre 2009

Dow Jones Industrial – Dow Jones Transportation

DJI-DJT

 

Nel 1897, Charles Dow sviluppò due indici di mercato: l'Industrial Average, che includeva 12 blue chips e il Rail Average che ne includeva altre 20. Oggi sono noti come il Dow Jones Industrials Average e il Dow Jones Transportation Average. La "Dow Theory" risultò da una serie di articoli pubblicati da Charles Dow nel Wall Street Journal tra il 1900 e il 1902. Furono successivamente WilIiam P. Hamilton e Robert Rhea a riorganizzarne i concetti dopo la sua morte, strutturandoli nella forma attualmente conosciuta.

Dow paragonò gli andamenti di Borsa alle maree rendendosi conto che i prezzi dei titoli delle maggiori società tendevano a muoversi tutti insieme e che i pochi titoli con un andamento in controtendenza rispetto ai primi, ritornavano a seguire l'andamento generale nell'arco di qualche giorno o al massimo di qualche settimana. Ovviamente alcuni titoli presentavano un'accelerazione più alta di altri, ma il senso non ne mutava il sostanziale significato. Dow espresse il concetto di livello del mercato azionario calcolando il prezzo medio di un numero predefinito di titoli. Lo scopo della teoria di Dow è quello di prendere come riferimento il comportamento del mercato azionario come indice dello sviluppo generale. Questa teoria è alla base di quelle che saranno la stragrande maggioranza dei principi dell’attuale analisi tecnica.

Uno dei principi della teoria di Dow che viene ritenuto tra i più importanti è dato dal fatto che l'andamento degli indici industriali e dei trasporti debba essere concordante.
In questo modo quando l'indice Dow Jones Industrial Average inizia una presunta fase espansiva primaria, essa è ritenuta valida solo se si verifica in corrispondenza di una concomitante fase espansiva del Dow Jones Transportation. Un movimento di un indice non confermato può condurre a conclusioni errate.
La logica del principio prende vita dal fatto che se il mercato azionario è un barometro delle condizioni economiche, allora durante un mercato toro i prezzi crescenti devono riguardare sia le società che producono merci, sia le società che le trasportano. Nella borsa americana la storia ha dimostrato la validità di questo principio.

 

Baltic Dry Index

Baltic dry index

Il Baltic Dry Index (BDI) è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie delle navi dry bulk cargo. Malgrado il nome indichi diversamente, esso raccoglie i dati delle principali rotte mondiali e non è ristretto a quelle del Mar Baltico.

Esso raccoglie le informazioni relative alle navi cargo che trasportano materiale "dry", quindi non liquido (petrolio, materiali chimici,ecc) e "bulk", cioè sfuso. Riferendosi al trasporto delle materie prime o derrate agricole (carbone, ferro, grano, ecc) costituisce anche un indicatore del livello della domanda e dell'offerta di tali merci. Per queste sue caratteristiche viene monitorato per individuare i segnali di tendenza della congiuntura economica.

L'indice BDI è espresso in dollari Usa; pertanto il suo andamento può essere influenzato dell'andamento del cambio della valuta statunitense.

BRIC

BRIC è un acronimo utilizzato in economia internazionale per riferirsi congiuntamente a:

Questi paesi condividono una grande popolazione (Russia e Brasile oltre il centinaio di milioni di abitanti, Cina e India oltre il miliardo di abitanti), un immenso territorio, abbondanti risorse naturali strategiche e, cosa più importante, sono stati caratterizzati da una forte crescita del PIL e della quota nel commercio mondiale, soprattutto nella fase iniziale del XXI secolo.

Questo termine è apparso per la prima volta nel 2001 in una relazione della banca d'investimento Goldman Sachs, a cura di Jim O’Neill, la quale spiegava che i quattro paesi domineranno l’economia mondiale nel prossimo mezzo secolo.[1] La relazione suggeriva che le economie dei paesi BRIC sarebbero cresciute rapidamente, rendendo il loro PIL nel 2050 paragonabile a quello dei paesi delG6 (Stati Uniti d'America, Giappone, Regno Unito, Germania, Francia e Italia).

Bene diamo un’occhiata ai rispettivi indici di queste nazioni:

Brasil Bovespa

Russian RTS

India Sensex

China Shangai

12 novembre 2009

Dow Jones Industrial Index 1929 – Nasdaq100 2000

DJI1929-Nasdaq2001

La somiglianza dei due grafici riferiti a periodi storici differenti continua.

Seppure il confronto, più che una valenza tecnica, ha un non so che di esoterico, non si può certo negare l’evidenza di una correlazione decisamente positiva.

Se il sentiero del nasdaq fosse segnato dal dow del ‘29, direi che siamo prossimi ad una correzione di tale indice.

Staremo a vedere.

Dollar index

Dollar index

Il dollaro si è portato nuovamente in area 1.50 contro l’euro, formando al momento un doppio massimo coi valori del 26 ottobre (giorno del massimo precedente). I mercati restano oggi impostati in maniera neutra con gli indici europei leggermente positivi e gli indici americani leggermente negativi. La debolezza del dollaro come si vede dal grafico, che prende in considerazione il rapporto anche con le altre valute, è decisamente strutturale. Ormai è ben evidente, come si legge da tutte le parti, il ruolo assunto dal dollaro nel carry trade a discapito del continuo starnazzare della politica americana favorevole ad un dollaro forte. Probabilmente il perdurare di tale situazione dipende dall’aspettativa dei rialzi dei tassi che tarderà ancora per molto il suo appuntamento. Graficamente però si può intravedere una possibile area di arrivo del dollar index con conseguente rivalutazione del biglietto verde. Al di là della ricerca di un possibile minimo, non possiamo tuttavia anticipare che la ripresa del dollaro sia vicina, anche se qualche raggio di sole si potrebbe intravedere.

11 novembre 2009

Euribor 3 mesi

3M Euribor Full1109 Future

Continua la discesa dell’euribor a 3 mesi, come si può vedere dal grafico; qui sopra troviamo il future sull’euribor quotato al LIFFE UK. Tabella e grafici sul tasso euribor li riporto qui sotto:

tabella euribor

grafici euribor

Eur/Gbp intraday

eurgbp-h4

Colpo di coda dell’euro sulla sterlina che dopo aver pizzicato più volte la metà del movimento precedente, in questi minuti ha preso lo slancio e se il cambio dovesse rompere area 0.9060 sarebbe auspicabile un ritorno sui massimi a 0.9400